Caffè e cancro: ecco cosa ci rivela la scienza
Non è una novità che gli studi scientifici sul caffè oscillino tra le buone e le cattive notizie.
Questa alternanza sembra ancora regnare sovrana, specie ai giorni nostri, in cui possiamo attingere ad una rete di informazioni capillare, vasta, policroma ma, di fatto, molto discordante nei dati rilasciati.
Una cosa è certa: il caffè non si tocca. Ben 4 italiani su 5 dichiarano di berne almeno 2 tazzine al giorno e 3 di essi sostengono di non poterne fare a meno, specie appena desti al mattino.
Tumore alla prostata: il caffè come difesa
Larghezza montatura
Di seguito la tabella delle dimensioni in millimetri della larghezza degli occhiali misurata internamente da asta a asta
S fino a 125 mm.
M fino a 133 mm.
L fino a 140 mm.
XL oltre 140 mm.
Ebbene, ecco la bella notizia per tutti gli amanti del caffè: strano ma vero, questa irrinunciabile bevanda che accomuna tutti i popoli di ogni nazione e razza, potrebbe aiutare a prevenire il tumore alla prostata.
A sostenerlo è uno studio dell'università di Harvard, pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute e diretto da Lorelei Mucci, epidemiologo della Harvard School of Publich Health, uno studio che ha coinvolto ben 45 mila uomini americani tenuti a riportare i dati relativi al loro consumo di caffè giornaliero tra il 1986 e il 2006.
Ebbene, quello che ne è emerso è straordinario: bere anche soltanto tre tazze di caffè al giorno farebbe scendere il rischio del cancro alla prostata del 30%.
Trattandosi di un'indagine condotta negli Stati Uniti, dobbiamo tenere in considerazione che le tazze sono quelle grandi, da tisana tanto per intendersi, non le classiche nostre tazzine da caffè espresso.
Anche la qualità del caffè americano, come sappiamo, è differente rispetto al nostro.
Sta di fatto che il caffè nasconderebbe questa incredibile proprietà terapeutica.
Caffè: non è tutto oro quel che luce
Tuttavia, non c’è rosa senza spine ed il nostro amatissimo caffè certo non ne è privo: la cattiva notizia è che del caffè non si può e non si deve abusare, viso che può certamente causare insonnia e, nei casi di agitazione, può favorire gli stati ansiosi ampliandone la ridondanza specie alla sera, visto che il suo effetto dura circa 6-8 ore.
Altra condizione in presenza della quale bisognerebbe dire addio al caffè è la sindrome da reflusso gastrico. Chiunque soffra di questo disturbo dovrebbe esentarsi completamente dall’assumerlo, in ogni forma, a nulla servendo che lo si chieda al bar/lo si prepari a casa macchiato, lungo o diluito.
Il caffè stimola, infatti, la secrezione di acido gastrico avendo un pH acido pari a 5.0.
Questa caratteristica tende a rallentare il regolare e corretto funzionamento dello sfintere gastro-esofageo impedendo la risalita del contenuto gastrico nell'esofago.
Bere caffè, dunque, per certi aspetti può rappresentare un aiuto, per altri no.
Non esiste ad oggi quindi un dato assoluto che valga per tutti, molto dipende dalle condizioni psico-fisiche in cui ciascuno di noi si trova.
Pertanto, volendo trovare un utile compromesso, è bene attenersi ad una quantità moderata e in linea con quella raccomandata anche dai medici, pari cioè a 2-3 tazzine al giorno.
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